• Mantra / Vivere lo Yoga

    JAP JI, una grande storia d’amore

    Nella vita tra i tanti incontri che facciamo, ce ne sono alcuni molto speciali, non avvengono necessariamente con persone, sono fermamente convinta che luoghi, piante, animali, libri, poesie, anche opere d’arte, possono rivelarsi incontri unici e importanti, in grado di dare un contributo alla nostra vita determinante per la nostra pace e crescita spirituale.

    Aver incontrato il Jap Ji è stato per me uno di questi incontri, lo posso definire, dopo tutti questi anni, come una grande storia d’amore, di quelle capaci di attraversare il tempo, di quelle che non ti abbandonano mai, e attraversano con te le tempeste con le onde più alte, che ti sono e saranno sempre vicine.

    Ma….cos’è il Jap Ji?

    Probabilmente sarai curiosa/o di sapere a cosa mi riferisco …il Jap Ji è sostanzialmente un testo sacro di una delle maggiori religioni del mondo originaria di una zona dell’India del nord il Punjab: il Sikhismo.

    Probabilmente se non avessi incontrato il Kundalini Yoga non lo avrei mai scoperto, naturalmente non lo posso affermare con assoluta certezza, ma così è andata: quando ho trovato quello che ho sentito essere il mio yoga, con esso ho trovato tanto di più, oserei dire una casa per la mia anima.

    Nella religione Sikh questo testo è come una pietra preziosa, un gioiello a cui è bene relazionarsi con tanto rispetto e devozione; Yogi Bhajan, il maestro che ha reso noto in occidente il Kundalini yoga, lo sapeva bene in quanto sikh, ed ha integrato la lettura del Jap Ji all’interno delle pratiche dello yoga della mattina, come una componente fondamentale di questo momento di esercizio, preghiera e meditazione, ma anche come componente speciale all’interno della parte così ricca del Naad yoga o yoga del suono, che caratterizza fortemente il Kundalini Yoga.

    Naturalmente non si deve diventare sikh per leggere il Jap Ji e praticare questo stile di yoga, ma con il dovuto rispetto, ci si può immergere nella pratica e nella vibrazione di tanti mantra che sono, invece, molto cari ai devoti di questa specifica religione; il Jap Ji in particolare fa parte proprio dei 5 testi sacri che loro recitano alla mattina.

    La spiritualità universale

    Credo che il nutrimento dello spirito è qualcosa che va oltre la religione, e che quando una pratica, che arriva da un qualsiasi percorso religioso, ci fa bene, allora quello che conta davvero è questo.

    Riconosco, inoltre, per diretta esperienza, che l’utilizzo di questi mantra e di alcuni testi sacri così diversi dalle preghiere cattoliche, mi ha insegnato ad avere rispetto per ogni cosa che non fa parte della mia tradizione e della mia cultura, ma che parla al mio cuore; è come se si aprisse uno spazio sacro che travalica le differenze, e quindi pur non diventando sikh: non poggio mai a terra il Jap Ji, lo tengo avvolto in un tessuto di seta, e cerco di tenere la testa coperta quando lo recito, proprio come i devoti di questa religione fanno.

    Io non so spiegare perché non sento di dover mettere in discussione tutto questo: semplicemente è! Per me naturalmente…

    Guru Nanak

    Fu il primo dei 10 Guru venerati in questa religione, Guru Nanak , a comporre il Jap Ji. Vale sicuramente la pena spendere qualche parola sintetica su questo straordinario maestro, che proprio con questa opera e con tutti i suoi insegnamenti espressi in canti e poesie, diede origine al movimento Sikh.

    Nato nel 1469 e morto nel 1539, Nanak diffuse in Asia e non solo, insegnamenti rivoluzionari, promuovendo l’esistenza di un solo Dio, l’uguaglianza abolendo le caste, valori universali come la libertà, l’amore, parlando a tutti indù, musulmani, cristiani. Dopo un’infanzia in cui si era già manifestata la sua vocazione a essere servitore di Dio, e un integrazione nella società dell’epoca, con un matrimonio, due figli e un lavoro, ben presto Nanak prese la strada del mondo accompagnato da due compagni fidati, un indù Bala e un musulmano Mardana.

    Iniziò a viaggiare visitando ogni luogo di pellegrinaggio senza distinzioni o limiti di fede, incontrando tutti, poveri, ricchi, sufi, yogi, lama, promuovendo attraverso il canto e la poesia i suoi meravigliosi insegnamenti e lasciando dietro di se un flusso di devozione speciale.

    Per approfondire:

    Jap Ji Sahib - Guru Nanak's Call of the Soul
    Jap Ji Sahib – Guru Nanak’s Call of the Soul

    Origine del Jap Ji

    Si racconta che il Jap Ji prese forma da uno stato di profonda connessione che Nanak raggiunse con il Divino durante tre giorni, periodo di tempo in cui scomparve a seguito di una delle sue solite quotidiane immersioni in un fiume. Fu creduto morto dalla gente che lo aveva visto camminare spedito dentro il fiume, e immergersi completamente senza ritornare alla superficie. Per tre giorni il suo corpo fu cercato invano. Il terzo giorno il Guru riemerse risplendente per questa grande esperienza mistica, e iniziò a cantare il il Mul mantra la parte inziale del Jap Ji, in cui è espressa la sintesi di tutto il suo insegnamento, e in specifico di tutta la seguente articolazione del testo sacro .

    Può sembrare una favola, ma il senso importante che colgo in questo racconto, è che questa preghiera nasce da uno spazio interiore che un essere umano, seppur più risvegliato di altri, ha potuto raggiungere dentro di se in un incontro con il divino che risiede in ognuno di noi. Un incontro mistico potenziale per ognuno di noi.

    La vibrazione sacra

    Il potere della parola è innegabile, sembra che Dio diede origine al mondo proprio con essa, e pur avendo importanza ogni singola parola di ogni linguaggio, alcune assumono un potere speciale. Cosa le rende tali? perché si parla di mantra? Di preghiere? Di suono sacro? La tecnologia del Naad yoga ci insegna che queste parole contengono in se una capacità vibrazionale, che si attiva pronunciandole, sia che lo facciamo a voce alta, bisbigliando, mentalmente, ogni parola è un codice vibrazionale. Questa vibrazione è sacra perché racchiude il potere di trasformare la frequenza della nostra mente, arrivando ad agire sofisticatamente su tutte le ghiandole alte del cervello e la sua struttura completa. Gli effetti sono trasformanti in senso positivo, stimolano un’evoluzione psichica dell’essere umano, un suo risveglio spirituale, attivando il potenziale di vivere in connessione con la propria anima.

    Il Jap Ji come tanti mantra che usiamo nel Kundalini yoga sono in Gurmuki, una sorta di esperanto che troviamo solo in questa tradizione; questa lingua abbastanza complessa che ha molti suoni sconosciuti alla nostra, è usata solo per la preghiera e la meditazione, quindi non come un linguaggio corrente, il suo utilizzo è finalizzato a parlare e tessere le lodi di Dio.

    Com’è composto il Jap Ji

     “Jap(u) significa “ripetere”, per estensione cantare, meditare. Ji indica l’anima come essenza sottile della vita, potremmo tradurre poeticamente con: Il canto dell’anima o la meditazione dell’anima. Questo meraviglioso inno è composto da 38 pauri o gradini, più il Mul mantra iniziale e lo slok che conclude. Nel totale sono 40 passaggi che rappresentano il viaggio dello spirito. Il Jap Ji può essere considerato un cammino di crescita, il cui desiderio si risveglia in ogni più semplice e umile persona che lo ascolta. Il Jap Ji è una descrizione della relazione dell’uomo con il divino, tutto ritorna nei suoi versi poetici a confermare e spiegare l’esistenza di un solo Dio. A mano mano che ci si addentra nei suoi “gradini” si ha modo di riflettere su come l’uomo si rapporta a Dio, e su qual ‘è la strada per unirsi a lui in una consapevolezza della sua esistenza e essenza.

    La mia esperienza

    Nel kundalini yoga il Jap Ji si legge nell’apertura della sadhana o pratica del mattino, prima dello yoga e dei canti finali, quindi ti capiterà, in genere, di sentirlo leggere in questi momenti. Nella mia prima sadhana nessuno mi aveva spiegato cosa avrei vissuto, cosa fosse il Jap Ji e tutta la sequenza della pratica; non capivo bene cosa accadeva, ricordo solo che mi sono sentita a casa, che questi suoni di cui non comprendevo il significato, in qualche modo mi erano familiari. Ricordo il senso di sacro molto potente, e la tranquillità con cui ho vissuto il tutto.

    E’ dovuto passare del tempo per far si che, sotto la spinta della scuola di formazione insegnanti che stavo frequentando, sentissi il richiamo urgente di imparare a leggerlo, all’inizio pensavo che non sarei mai stata capace, mi sentivo piccola e inadeguata. Finché per il mio practicum (che è la conduzione di una o più lezioni di yoga che ogni studente deve fare all’interno del percorso formativo), io sapevo che volevo condurre una sadhana, e che volevo essere io a leggere il Jap Ji!

    In meno di un mese sono riuscita a essere in grado di leggerlo da sola; probabilmente la pronuncia non sarà stata perfetta, ma la mia intenzione era così salda e forte, che mi ricordo di averlo letto con una determinazione potente e trascinante. Nei miei primi passi del suo studio, ricordo lo stupore che ho provato nel sentire emergere dentro di me una grande passione mentre lo leggevo, e il piacere anche, ero stupefatta che si stesse rivelando un viaggio così bello! È stato allora che mi sono innamorata del Jap Ji. Mi sono innamorata del suo suono.

    Ho numerosi aneddoti collegati a questo testo, magari ve li racconto un altra volta.

    Un amico del cuore

    Probabilmente esistono tanti approcci, differenti a seconda della differenza di ognuno di noi, la mia strada è stata quella della semplicità, non ho mai avuto un interesse intellettivo per il Jap Ji, qualcosa è arrivato nel cuore. Quello che ho iniziato a sentire dentro di me ogni volta che lo leggevo, è stato di sensazioni, stati d’animo, emozioni che non so bene spiegare.

    Negli anni molte volte mi sono rivolta a questa lettura per trovare un senso, un aiuto, per portare una preghiera. Quante volte ho ripetuto un pauri ogni giorno per 11 volte, così da ricevere un aiuto specifico, in relazione alla situazione che stavo vivendo nella mia vita. Come anche la ripetizione silenziosa da sola in casa alla mattina prima dello yoga, o quella fatta nel gruppo, come il sostenerne e promuoverne tra gli allievi il suo uso. Forse è stata una delle esperienze più vicine alla preghiera e alla fede che ho vissuto fino ad ora.

    La tua relazione con il Jap Ji

    Quello che mi spinge a condividere questa mia esperienza, è la speranza che il Jap Ji possa diventare anche per te un riferimento importante, un aiuto nei momenti difficili, come una lampada che illumina la strada in una notte buia, ma anche un’occasione di gioia e abbandono.

    Se c’è una piccola voce che ti spinge a entrare in relazione con questo testo sacro, forse dovresti davvero ascoltarla.

    Io ho avuto la benedizione di ricevere i miei primi tre testi tutti in regalo da amici “yogici”, e nel tempo ne ho regalati a mia volta, perché ho sempre pensato che è stato davvero emozionante riceverlo così, in modo oltretutto inaspettato. Ma tu puoi comprarne una copia, certo online troverai un Jap Ji mediale da scaricare, ma io ti suggerisco questa edizione curata dalla mia amica Ravjit kaur, che ha fatto un lavoro molto importante traslitterando finalmente i suoni delle parole in Gurmukhi, nel nostro alfabeto, perché puoi trovarne altre copie ma sono traslitterate in genere per la lingua inglese. Ravijt ha seguito questa edizione con una grande cura ispirata dalla sua grande devozione, troverai tutta una parte introduttiva importante per comprendere ancora di più la preziosità del Jap Ji. Lo trovi a questo link https://www.ibs.it/japu-ji-meditazione-dell-anima-libro-ravijit-kaur/e/9788835358336

    Qualsiasi passo farai, sarà un tuo viaggio personale, e nessuno potrà veramente dirti in quale modo scoprire il potere del Jap Ji; sicuramente ti auguro di poterne sperimentare la lettura in un gruppo per godere della coralità del suono, e del grande supporto che nasce dalla presenza degli altri. Anche se, personalmente, è stato nell’intimità della mia solitaria recitazione che è accaduto qualcosa di molto importante.

    Per approfondire

    JapJi Sahib - Ek Ong Kaar Kaur Khalsa
    JapJi Sahib – Ek Ong Kaar Kaur Khalsa

    Recitazioni jap Ji che puoi usare.

    Per un approccio semplice e intuitivo della riproduzione del suo suono, ti suggerisco di cercare online qualche versione, sia su You Tube, che su SIknet, per iniziare scegline una e lascia che sia solo questa versione a condurti al suono, poi, quando avrai acquisito un po’ di confidenza, allora sperimentane delle altre, così che potrai affinare l’ascolto e la riproduzione del Gurmukhi. Ma soprattutto lascia che il suono crei una relazione con la tua mente e con il tuo cuore, e piano piano permetti al Jap Ji di prendersi cura di te… questo è quello che più conta.

    Qualche piccolo suggerimento:

    You Tube

    Meravigliosa interpretazione di Snatam kaur. https://www.youtube.com/watch?v=aeaHOAMqu_U

    Un incontro “causale” che parla al mio cuore Harshdeep kaur. https://www.youtube.com/watch?v=uuAPRAydzqg

    La traccia di Guru Raj kaur con cui ho iniziato a studiare il Jap Ji. https://www.youtube.com/watch?v=VxC5j42VqVI

    Oppure sul mio profilo Dharmakaur su Spotify ho creato una ricca raccolta qui https://open.spotify.com/playlist/4ex7ieQozOdgEjTYMoc6DK?si=_yW-zTxGR-mZAWclVqi3Hw .

    Buon ascolto e soprattutto recitazione!

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