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    Quando l’anima torna a casa: il mantra akal

    In questo articolo troverai una mia piccola riflessione su un enorme evento della vita: la morte, e soprattutto la conoscenza di uno strumento prezioso che il Kundalini Yoga ti offre per accompagnare l’anima di un tuo caro appena morto a tornare a casa negli Eteri.

    Affrontare la morte è un percorso obbligato di tante vie spirituali, anche se direi… della vita in generale, e non ci aiuta nell’affrontarla al meglio, che la nostra società fa di tutto per relegarla ad un ruolo marginale.

    Come se questo fosse possibile.

    Perchè la verità è che prima o poi la incontreremo, prima o poi succederà che qualcuno delle persone a cui vogliamo bene, forse molto importanti nella nostra vita, ci lascerà per sempre, e prima o poi anche noi ce ne andremo.

    Quindi dovremmo educarci alla morte e a tutto quello che le ruota attorno, e oguno di noi dovrebbe capire la propria posizione al riguardo.

    Personalmente da tempo sto cercando di creare una relazione con il morire positiva, di accettazione consapevole e integrata con gli altri processi del vivere. Non è facile, ma cerco di andare oltre la paura e di cogliere al massimo tutte le opportunità che la vita mi da per nutrire questa ricerca.

    Nello yoga ho trovato risposte importanti. Infatti nel ricordarci continuamente che abbiamo un corpo, una mente, ma soprattutto siamo esseri spirituali che vivono una esperienza terrena, ci offre una possibilità di vivere più serenamente.

    E la magia del praticare e insegnare yoga è che rimette a posto tutti pezzi, e per me nello yoga la morte dovrebbe essere di casa, non ci dovrebbero essere timori nel parlarne come accade nel Kundalini yoga che espone senza paura la realtà dell’anima e di Dio.

    Lo yoga per come me lo hanno insegnatoio è un profondo cammino spirituale, questo è il suo vero potere: per questo io mi sento così a casa qui.

    L’esistenza dell’anima

    Tante sono le domande che mi sono posta negli anni: cosa succede quando moriamo? si soffre? esiste l’anima? cos’è? dove si trova? come faccio a entrare in relazione con lei? esiste la reincarnazione? quando si muore finisce tutto? e via di seguito…

    Forse anche per te è stato, ed è così.

    Sicuramente lo sai che trovare risposte a temi così non è semplice che può richidere una vita… o più vite.

    Di queste domande poche sono quelle che “forse” ho compreso, per ora mi sembra di aver sicuramente capito che l’esistenza e l’immortalità dell’anima sono un mistero molto profondo e insondabile.

    Se siamo veramente onesti e connessi al nostro movimento interiore, solo noi abbiamo il potere di decidere cosa diventa per noi la verità, nessun sacerdote, Guru, maestro, sciamano, potrà e dovrebbe imporci niente.

    Crederci o meno è un nostro personale viaggio.

    In questo momento io mi rendo conto che la traccia più importante dell’anima, l’ho trovata sicuramente proprio nella morte.

    La verità della morte

    La morte, un rito di passaggio carico di mistero, che non si può proprio ignorare. Che propone a tutti, indistintamente, quando ci troviamo al suo cospetto, la domanda fondamentale: credere oppure no che ci sia qualcosa oltre il corpo fisico che sopravvive alla sua fine.

    Mi sono resa conto che se hai la forza di guardarla in faccia, la morte ti risponde mostrandoti tutta l’incredibile potenza dell’anima.

    Almeno per me è stato così.

    Di fronte alla morte di un mio caro ho sperimentato la verità che qualcosa anima il corpo in un modo così meraviglioso che quando se ne va, concretamente vedi che non è rimasto più niente, solo un fantoccio inerte che presto inizierà il suo processo di dissoluzione.

    Questa verità te la mostra la morte di un caro, di uno sconosciuto, ma anche quella di un animale, come anche la morte di una pianta, di un bosco, di un fiore.

    Il viaggio dell’anima secondo il Kundalini Yoga

    Sono tante le religioni che cercano di decodificare questo mistero, che ti propongono spiegazioni, riti, preghiere, atteggiamenti da tenere.

    Non esiste, a mio avviso, quella perfetta e unica che sa cos’è la morte.

    Si assiste nella storia del’uomo a vere e proprie guerre, persecuzioni a carico di differenti credi religiosi. Per come spesso i credenti si sono, o continuano, a comportarsi, sembra proprio che spesso la religione manchi di un elemento per me fondamentale: la comprensione che non esiste una unica via verso “l’invisibile”.

    Proprio per questi esempi rinnovo la mia personale scelta di essere al di fuori della religione, in una mia solitaria ricerca, che per il momento mi ha portata a sentirmi abbastanza a casa negli insegnamenti spirituali di questo specifico yoga.

    Per questa ragione tutto quello che ti propongo arriva da qui.

    AKAL il mantra dell’immortalità

    Nel Kundalini yoga esiste tutta una parte dedicata al processo della morte, con meditazioni e mantra specifici.

    Il mantra che definisce l’anima e la sua essenza immortale è AKAL.

    Questa parola nasce da KAL che significa tempo ma anche morte.

    Quella A si aggiunge a ridefinire il significato della parola: dalla morte a senza la morte, dal tempo a fuori dal tempo, e diventa quindi quel qualcosa che non muore, che non è influenzata dallo scorrere del tempo, che è quindi immortale.

    Per definire l’essere immortale, l’essenza fondamentale dell’anima, la parola contiene in se la morte, come parte determinante e insostituibile.

    Senza la morte non potremmo comprendere cosa significa l’assenza della morte.

    Il viaggio dell’anima

    Cosa dice quindi il Kundalini Yoga al riguardo?

    Oggi ti racconto il viaggio dell’anima subito dopo la morte.

    Si dice che quando una persona muore la sua anima impiega circa 17 giorni a superare il campo elettromagnetico terrestre, e che potrebbe rimanere attaccata alla sua vecchia vita, forse trattenuta dal dolore dei cari, da una morte traumatica o da un suo personale attaccamento alla vita.

    “Quando l’anima lascia il corpo, lo lasciano anche la linea d’arco e l’aura, e una volta che questi corpi sono neutralizzati il ​​prana non può rientrare nel corpo. Il corpo fisico allora comincia a disintegrarsi. Nei primi quattro giorni dopo la morte, il corpo sottile ( qui trovi una piccola descrizione dei corpi citati ) ancora gira attorno ai parenti e al corpo fisico stesso. Dopo quel periodo di quattro giorni, il corpo sottile e l’anima se ne vanno come unità, e iniziano un viaggio con un movimento cilindrico discendente verso il centro della terra o verso l’alto, verso il cielo – in entrambi i casi è lo stesso. Questa direzione è determinata dalla frequenza della coscienza al momento del rilascio e dalla struttura magnetica dell’ambiente in quel momento. In entrambi i casi, l’anima si muove lungo un percorso verso la Camera di Luce dove è molto calma e immobile. Su entrambi i lati di questo percorso troviamo i nostri parenti e dei cari amici che ci chiamano. Alla fine del corridoio c’è una luce e si giunge nella Camera della Luce. È importante ricordare di continuare a muoversi verso la luce e non lasciare che i legami su entrambi i lati ci distraggano. Alla fine troveremo due porte o aperture. Un lato è scuro, accogliente, caldo, come un buon ristorante, ed è molto invitante. L’altro lato è come un sentiero di montagna luminoso e innevato, freddo e scoraggiante da scalare. A volte siamo attratti dal lato accogliente e caloroso. Ma se il nostro Dharma (pratica spirituale) e il Praan sutra ci sostengono, sceglieremo il sentiero innevato e bianco. Se scegli il sentiero del caldo benvenuto, ti reincarnerai in un altro corpo fisico, pagherai più karma, creerai più karma e, con la guida, ancora una volta arriverai a questa stessa scelta. Una volta che la porta è scelta, non è più possibile tornare indietro. Quello è il percorso che l’anima deve fare”


    Il racconto è tratto da questo libro specifico del Kundalini Yoga sulla morte:


    In questo viaggio misterioso che l’anima fa, noi non siamo passivi, ma possiamo dare un contributo importante vibrando il mantra AKAL .

    Cantare AKAL per l’anima che sta tornando a casa dopo la morte, può aiutarla ad attraversare il campo elettromagnetico e a compiere nel migliore dei modi questo suo viaggio.

    La incoraggiamo ad andare verso la sua Vera Casa, liberandosi da ogni attaccamento alla terra.

    Si dice che il canto di AKAL doni libertà assoluta e pace eterna; che rompa i confini e ci liberi.

    Il canto di AKAL

    Yogi Bhajan ha suggerito di cantare AKAL da 3 volte in poi, preferibilmente per 11 minuti. Per i migliori risultati, raccomanda che almeno 5 persone cantino AKAL per 31 minuti al giorno per 17 giorni di seguito, a partire dal giorno della morte.

    Quando questo non è possibile, è anche efficace cantare AKAL una volta.

    Qualsiasi numero di persone può eseguire il canto, incluso uno.

    “La tradizione vuole che si canti l’AKAL entro i primi 17 giorni dalla morte della persona. Tuttavia, l’anima è senza tempo, quindi l’AKAL può essere cantato in qualsiasi momento dopo che l’anima ha lasciato il corpo. La persona che canta deve mantenere l’intenzione dell’anima che desidera liberare mentre canta. Si dice che questo dia all’anima l’energia necessaria per attraversare il campo magnetico della terra ed essere rilasciata negli eteri. Se l’anima desiderata è già stata liberata (attraverso la propria frequenza o le preghiere dei propri cari invece che attraverso l’Akaal), quando la persona canta vengono liberate altre anime. Quindi l’Akaal serve ancora”. – Dr. Shanti Shanti Kaur

    Come si canta AKAL

    Per vibrare il mantra si fa un inspiro pieno e profondo, poi si canta il mantra per tutta la durata dell’espiro. Si continua così per le volte o il tempo che si è deciso di farlo.

    La prima sillaba, “a”, è breve e la seconda sillaba “kal” scorre per tutta la durata rimanente del respiro.

    Il mantra viene cantato in un tono confortevole e monotono.

    Se deciderai di vibrare il mantra solo le 3 volte suggerite di base, potresti farlo alla fine della tua pratica di yoga o meditativa, poco prima della chiusura con i mantra. Se invece ne farai una pratica più lunga di più minuti fino ad arrivare agli 11, o anche di più, allora può diventare una vera e propria meditazione e quindi potresti farla quando vuoi, anche scollegandola da altro.

    Il mio suggerimento è di renderlo un momento prezioso anche se sono solo 3 ripetizioni.

    Trova il modo di farlo con calma e con cura. Anche trovandoti con altre persone coinvolte nel lutto.

    Qui trovi una raccolta che ho fatto dedicata ad Akal:

    La mia esperienza

    La mia prima ed importante esperienza di incontro con la morte è stata quando mio padre è morto. Ho seguito personalmente tutta la sua agonia durata giorni, gli sono stata vicino fino all’ultimo espiro. Nelle ultime ore recitando dei mantra e pregando nel mio cuore che arrivasse finalmente il suo momento di andare.

    Un parto vero e proprio, una nascita verso una nuova dimensione di esistenza.

    Un’esperienza così intensa di vicinanza e amore come non mi era mai capitato nella sofferta relazione che ho avuto con lui.

    Ho scoperto che accompagnare qualcuno a morire può essere un momento di grande guarigione.

    Essendo già in una relazione importante con gli insegnamenti del Kundalini Yoga, è stato naturale per me vibrare per la sua anima nei successivi 17 giorni AKAL.

    Io l’ho fatto per 11 minuti di seguito. Durante il canto pensavo a lui, i ricordi arrivavano e andavano.

    Credo che cantare per questi minuti sia stato importante anche per me perchè mi ha permesso di elaborare il lutto.

    L’ultimo giorno ero allo yoga festival in Francia, accompagnata da un’ amica che voleva condividere con me questa preghiera. Al termine dell’ultimo AKAL è arrivata tanta leggerezza e un senso di qualcosa che si era compiuto.

    Per me vibrare AKAL per 17 giorni è stato un atto di amore verso mio padre, il regalo più prezioso che potessi mai fargli.

    Ti invito ad andare oltre la paura della morte, di non privarti di essere al suo cospetto per insicurezza, perchè il dolore è troppo, perchè non sai bene cosa fare.

    Non delegare il posto di fianco a chi sta andando, perchè quel posto è benedetto, e se riuscirai a rimanere fino all’ultimo espiro, allora il Grande Mistero dell’anima si svelerà dentro il tuo cuore.

    Te lo auguro con tutta me stessa.



    Alcune delle letture a me care sulla morte, preziose fonti di ispirazione e riflessione, mi auguro possano esserlo anche per te:

    Sulla Vita dopo la Morte
    Lezioni di Vita
    Ciò che la morte e il morire ci insegnano sulla vita e sul vivere
    Il Libro tibetano del vivere e del morire
    Edizione del 20° anniversario – seconda edizione riveduta e ampliata
    Dove va L'anima Dopo la Morte
    Cosa accade, come conportarsi, come accompagnare il morente
    Psicologia del Ciclo della Vita
    Riflessioni e testimonianze oltre nascita e morte

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